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doc:appunti:swpat:2004_05_13_lettera_di_luciano_stanca

2004/05/13 Lettera di Luciano Stanca

Roma 13 Maggio 2004

    * On. Rocco BUTTIGLIONE, Ministro per le Politiche Comunitarie,
      Piazza Nicosia, 20 Roma
    * On. Antonio MARZANO, Ministro per le Attività Politiche, Via
      Molise, 2 Roma
    * On. Letizia MORATTI, Ministro dell'Istruzione, dell'Università e
      della Ricerca, Viale Trastevere, Roma

Cari colleghi,

Ho esaminato la proposta di Direttiva in materia di brevettabilità del
software in discussione il 17 maggio 2004 presso il Consiglio
Competitività e vi trasmetto la mia posizione.

Fermo restando che:

    * condivido assolutamente la necessità di addivenire ad
      un'armonizzazione della materia all'interno dell'Unione
    * condivido la necessità di un intervento normativo specifico su una
      materia così nuova ed in evoluzione, oggi troppo soggetta ad
      interpretazioni in mancanza di riferimenti normativi chiari ed
      univoci.
    * tutti condividiamo il principio della non brevettabilità del
      software in quanto tale.

Vi trasmetto le mie forti perplessità in materia.

   1. Il principio generale della non brevettabilità del software si
      traduce nella proposta di Direttiva in questione in una generale e
      dichiarata accettazione del principio della brevettabilità del
      software, subordinata però alle tre condizioni generali di
      brevettabilità che per il software risultano specificate in modo
      tuttora inadeguato. Ciò lascia un grande spazio
      all'interpretabilità, con rischio di estendere i casi di
      applicabilità del brevetto del software già possibili nella
      situazione attuale (30.000 brevetti software e simili già concessi
      dall'European Patent Office). Pertanto sarebbe auspicabile
      nell'ambito della norma una più dettagliata e delimitante
      definizione delle condizioni di applicabilità del brevetto.
   2. La sostanziale eliminazione degli emendamenti parlamentari dalla
      proposta in votazione, il non inserimento della proposta italiana
      agli atti e della proposta di Germania, Belgio e Danimarca in
      materia di "technical contribution" determinano una troppo vaga
      descrizione delle condizioni alle quali poter concedere un
      eventuale brevetto su software, consentendo il permanere di una
      zona grigia che preoccupa particolarmente in considerazione del
      tessuto imprenditoriale italiano, che vede la prevalenza di PMI e
      di sviluppatori indipendenti anche nel settore del software. Per
      questi soggetti un'estensione della brevettabilità del software
      potrebbe comportare limitazioni nella loro attività di sviluppo ed
      ulteriori costi.
   3. Il riconoscimento della tutela in cambio della condivisione della
      conoscenza, principio fondante del "contratto" di brevetto, per
      essere realizzato necessita di strumenti adeguati di
      pubblicità/condivisione, che nel caso del software oggi non
      esistono e non sono previsti nella proposta di Direttiva. Ciò
      tenderà inevitabilmente a svantaggiare le PMI del settore e a
      creare un ulteriore ampliamento del contenzioso.
   4. Un eccessivo ricorso al brevetto del software potrebbe avere
      conseguenze rilevanti sulla concorrenza del mercato del software.
      La Direttiva in discussione ad esempio conferma l'uso attuale del
      brevetto per protocolli ed altri elementi software che rendono più
      difficoltosa l'interoperabilità tra software prodotti da aziende
      diverse, limitando di fatto lo sviluppo del mercato.
   5. L'apertura prevista dalla proposta di Direttiva di monitorare
      l'applicazione e rivedere la normativa stessa appare di fatto
      assolutamente inefficace nel mercato del software. Infatti ai tre
      anni di monitoraggio previsti si aggiungono i due anni concessi
      per la ratifica da parte degli stati membri e l'anno (minimo)
      necessario per condurre una revisione della norma in discussione,
      tempi incompatibili con la dinamicità di questo mercato.

In conclusione

In considerazione del fatto che lo sviluppo delle grandi innovazioni
della Società dell'Informazione, Internet, il WWW e, più di recente, le
applicazioni Open Source, sono il risultato di una grande collaborazione
a livello mondiale, oggi considerate beni digitali accessibili da tutti
(Digital Commons), la proposta di Direttiva sembra andare in
controtendenza rispetto agli sviluppi degli ultimi anni.

Per i motivi indicati vi chiedo quindi di rappresentare al Consiglio
Competitività la posizione critica del Governo Italiano. Data la
complessità e le implicazioni della materia e la sua rilevanza per lo
sviluppo dell'industria ICT italiana ed europea, raccomando di evitare
decisioni affrettate ma di avviare iniziative comuni per approfondire
ulteriormente la materia.

Lucio Stanca
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